Oggi vi racconto una storia. Una storia di
contaminazione artistica, di marketing innovativo, di esperienza sensoriale. Il
progetto è consistito in un completo rinnovamento degli spazi di un grosso
studio dentistico (GC) in Provincia di Alessandria, in relazione al progressivo
sviluppo della Collezione d'arte del committente.
Nel giro di due mesi, l’Architetto e
Interior Designer Stefano
Gilardone, ha cambiato il volto dello studio
dentistico e creato uno scenario per valorizzare la Collezione.
Questa Storia dimostra come,
attraverso una contaminazione tra ambiti decisamente lontani, si possa partire
da una forte passione artistica, per valorizzare anche la brand identity di uno Studio e ottenere un’esperienza sensoriale
completamente immersiva, per distinguersi sul mercato.
Il progetto non è stato solo architettonico, ma
anche illuminotecnico, connesso ad una radicale trasformazione domotica,
volta a configurare diversi scenari (dai più pubblici a quelli strettamente
privati) per consentire la massima valorizzazione del patrimonio artistico. Spazio alla tecnologia quindi: la domotica,
applicata a tutti gli impianti (scenari luci, tapparelle, security, suono
ambientale), viene controllata da due tablet presenti in studio e/o da remoto
(tramite smarphone o PC).
Le opere architettoniche,
finalizzate a non invadere mai il territorio estetico proprio delle opere, oltre
a prevedere una “base” relativamente neutra di pareti e soffitto (in smalto
bianco) e pavimento (in resina grigio tortora) si sono pertanto concentrate su
alcuni oggetti: l'alzata in cristallo nero dell'ingresso, a cui è contrapposto
un grande specchio a tutta altezza, così da creare un'immagine infinita e
cromaticamente straniante; lo “stargate” in corten che introduce alla sala attesa, con un importante lavoro
tecnologico di illuminazione; il buco nero, cavità atta a contenere
la scultura di Eva Hild, valorizzata da un'illuminazione “multipoint”, che ne
facesse risaltare in un gioco di ombre le forme sinuose.
A questo punto della Storia, entra
in scena Stefano, il nostro
protagonista, per dare la sua personale visione del progetto.
Che esperienza è stata trasformare uno studio
Odontoiatrico in uno spazio espositivo?
Senz'altro anomala, sebbene, una volta rispettate
le gerarchie degli spazi di lavoro, alterati il minimo indispensabile rispetto
alle esigenze manifestate, è stato trattato come un progetto espositivo a tutti
gli effetti.
Come è nata questa insolita collaborazione e il
progetto?
La collaborazione nasce da una conoscenza diretta e
da una passione condivisa per l'arte, per quanto la mia resti, ahimè, più
platonica.
Quanto è importante la contaminazione con l'arte,
anche in settori apparentemente lontani?
Personalmente ho sempre avuto interesse nei
confronti di quella che i tedeschi chiamavano Gesamtkunstwerk (opera d'arte totale), in cui i diversi
contributi di discipline, che hai giustamente definito “apparentemente lontane”
si fondono in un "oggetto"
complesso, i cui risultati sono superiori alla somma delle parti che lo
compongono.
E quando, come in questo caso, si ha la possibilità
di sperimentarlo realmente (unendo arte, architettura, grafica) si mette a
frutto ciò che si è appreso e digerito negli anni e, possibilmente, ci si
diverte pure!
Con quali criteri sono state collocate le opere?
Un'approfondita riflessione con il cliente che
mediasse, da un lato, il suo piacere nel vedere certe opere in certi punti
dello spazio (considerando che trascorre lì gran parte della sua giornata), e
dall'altro l'opportunità che il tutto fosse attuabile, anche in ragione della
tutela delle opere stesse (vedi spazi di attesa del pubblico, reception).
Inoltre, approfittando della mia formazione
museografica e museologica post laurea, abbiamo seguito una logica che
permettesse anche una certa elasticità futura, determinata dalla possibilità
che alcune opere potessero essere sostituite da altre.
Sono previste iniziative, a livello di comunicazione o
eventi, a supporto di questa esposizione?
Ci sono stati contatti tra il cliente ed alcuni
enti, affinché si potessero organizzare periodicamente delle visite guidate.
Quali riflessi avete immaginato nell'ambito
dell'arte, interior design, ma anche nel marketing?
Sia io che il cliente siamo molto impegnati a fare
bene il nostro lavoro, e non ci spingiamo volentieri in ambiti che richiedono
specifiche professionalità. Per cui, al di là di un ottimo reportage
fotografico, la nostra idea è di cercare con pazienza occasioni che possano
diffondere quanto di buono si è fatto, possibilmente in contesti che lo
valorizzino ulteriormente.
Bravo Stefano. Serietà e professionalità al servizio di
un progetto che rappresenta senza dubbio una best practice per il settore.
Un po’ di marketing, ce lo mettiamo accendendo i
riflettori sulla comunicazione visiva:
un trend esploso nel 2013, che
dominerà certamente il futuro prossimo. Spazio alle immagini dunque, per
immergerci ancora di più in questa Storia, grazie agli scatti (bellissimi), realizzati dal fotografo Raffaele
Vaccari.
Buona visita.
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