26 marzo 2012

Sicurezza al 100%? Non esiste.

Inquietante, ma difficile da smentire. Questo il concetto da cui partiamo per comprendere l’importanza di fare “Security Management” in ogni realtà. Dalla più piccola alla grande azienda, dal professionista della security all’esperto system integrator, tutti dovrebbero progettare sicurezza puntando ad avere una visione omnicomprensiva dei rischi.
Un simile approccio è tanto più vero e importante da adottare, nel settore bancario e finanziario. Perciò in questo numero dedichiamo in particolare un Focus alla sicurezza in questo ambito. Si tratta indiscutibilmente del bersaglio preferito dei criminali, che hanno ormai compreso quanto possa essere più redditizio (e meno rischioso) portare avanti frodi digitali, piuttosto che ricorrere alla “tradizionale” rapina.
Premesso che, siamo ancora lungi dal poter dimostrare la scomparsa delle rapine, possiamo però constatare una diminuzione del fenomeno, a favore di attacchi mirati e furto di dati bancari. La criminalità organizzata (più pericolosa), si sposta dunque in rete.

Contrastare queste minacce impone un nuovo approccio per i professionisti della security. Una sicurezza coordinata e progettata con lungimiranza, deve dunque tenere conto di diversi e nuovi aspetti: una sempre maggiore integrazione della  videosorveglianza con i sistemi informatici, necessità di fare intelligence e analisi predittiva, nuova impostazione organizzativa per competenze e security manager, aggregazione e remotizzazione degli allarmi, e molto altro.
La sicurezza deve diventare convergente e i suoi processi vanno strutturati affinché siano organici con il business e strutturati.
Attenzione però, non va trascurato un aspetto fondamentale: la formazione, la comunicazione interna e le corrette policy, orientate a proteggere quello che, in ultima analisi, è l’anello più debole della catena: l’essere umano.

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