Sul
posto di lavoro, un italiano
su tre aggira le restrizioni
d’accesso a social network, app di messaggistica e archiviazione sul cloud
imposte dalla propria azienda. Questo quanto emerso dallo studio People-InspiredSecurity condotto tra maggio e giugno 2014 dalla
società di ricerca OnePoll e commissionato da Samsung in
7 Paesi europei (Italia, Gran Bretagna, Germania, Francia, Spagna, Belgio e
Olanda).
Circa
un terzo dei lavoratori italiani tende ad ignorare o ad aggirare le restrizioni
utilizzando i propri dispositivi personali anche nel caso di applicazioni
d’archiviazione sul cloud (34%), app mobile (38%), servizi di
video streaming (29%) e Twitter (26%).
“Dal
punto di vista della sicurezza, è comprensibile che i datori di lavoro vogliano
controllare l’uso della tecnologia da parte dei propri dipendenti. Se, però,
questo si traduce nell’ignorare le esigenze del professionista moderno, le
aziende potrebbero andare incontro a un calo di produttività e di
coinvolgimento. Fiducia, comunicazione chiara e quadri normativi adeguati sono
molto più efficaci nel favorire un comportamento costruttivo, al lavoro come
nel tempo libero”, ha dichiarato Dimitrios Tsivrikos, Consumer and Business
Psychologist allo University College London. “Come dimostra questo studio,
vietare l’utilizzo della tecnologia e l’accesso ad alcuni siti web sul posto di
lavoro spesso produce l'effetto opposto rispetto a quello desiderato. Una reale
fiducia deve essere reciproca. Le aziende dovrebbero cercare di osservare il
modo in cui i propri dipendenti lavorano e trovare, quindi, il modo di
incorporarlo positivamente all’interno dell’ambiente professionale”.
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