3 luglio 2012

Utilizzare i social network in ufficio. E’ giusto?

L’agenzia di consulenza in risorse umane Kelly Services, ha rilasciato in questi giorni il Kelly Global Workforce Index™. Si tratta di un’indagine condotta da ottobre 2011 a gennaio 2012, su un campione di 170.000 persone in 30 paesi (di cui circa 5.000 in Italia), che mostra l’evoluzione dell’approccio dei lavoratori nei confronti dei social network.
Dall’indagine emerge che la diffusione dei social media sul luogo di lavoro sta avvenendo molto velocemente, infatti, un lavoratore su 5 ne approva l’utilizzo durante l’orario d’ufficio. Mentre molti dipendenti sono pronti a vedere i benefici dell’utilizzo dei social network in ufficio, i datori di lavoro e i dirigenti sono perplessi e devono ancora risolvere alcune complesse problematiche legate alla privacy, al monitoraggio e all'accesso alle informazioni aziendali riservate.

In particolare, quasi un quarto degli intervistati (
24%) considera questi strumenti validi per condividere opinioni lavorative con amici e colleghi. Nella fattispecie, la regione italiana più incline a questo approccio è la Sicilia (34%), mentre secondo il 67% dei laziali non è corretto scambiare opinioni relative a questioni lavorative, attraverso i social media. Solo al 6% dei dipendenti è stato esplicitamente richiesto di non utilizzare i social media sul luogo di lavoro. 

Per molti lavoratori però, poter accedere ai social media in ufficio è diventato quasi un diritto. Infatti, sono ormai considerati strumenti fondamentali per la comunicazione e utili per la carriera.Un dato interessante che emerge dalla survey riguarda la possibilità dei potenziali datori di lavoro di visionare le pagine del candidato sui social network prima di decidere sull’assunzione: è lecito? La risposta è negativa per il 55% degli intervistati italiani. Inoltre, si conferma la tendenza a scegliere il canale dei social network per la ricerca di un nuovo posto di lavoro, come attestato dal 23% degli intervistati, che predilige questo mezzo rispetto ai metodi tradizionali come giornali, siti online ed agenzie di reclutamento.

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