26 aprile 2012

Geo-localizzazione tramite mobile. Piace anche in Italia

Due terzi degli utenti dichiara di essere disponibile a condividere la propria localizzazione via mobile.
Il 60% di coloro che attualmente non ne fanno uso, dichiarano infatti di volerli utilizzare in futuro (e questo è ancora di maggior interesse in Italia, 74%).
Servizi location-based che hanno raggiunto un livello di conoscenza elevato, con la sempre maggiore penetrazione degli smartphone.
Questi i principali trend emersi dai risultati dell’indagine Mobile Life 2012, rilasciata da TNS, che esplora l’utilizzo dei dispositivi mobili su utenti di cellulari di 58 Paesi (visualizzazione interattiva dei risultati su www.tnsglobal.com/mobilelife).

I servizi di geo-localizzazione mobile in espansione
Circa un quinto (19%) degli intervistati nel mondo si avvale attualmente dei servizi location-based (LB) e più del 60% dei non utilizzatori aspira a farlo in futuro (dato che sale al 74% in Italia). La navigazione con mappe e GPS è attualmente la motivazione più frequente di utilizzo (46% nel mondo e 48% in Italia). C’è inoltre interesse crescente su molte altre attività, con un 13% degli attuali utilizzatori di social network (18% in Italia) che effettuano “check-in” su Foursquare o Facebook Places. 1 utente su 5 (22%) che li adopera per trovare amici nelle vicinanze.
Circa un quarto, invece, sfrutta la tecnologia per trovare ristoranti e luoghi di intrattenimento (26% a livello global, 23% in Italia) o trovare informazioni sugli orari dei trasporti pubblici (19% e 21% in Italia) o per prenotare un taxi (8%).
Molti poi, hanno capito che si può anche “guadagnare”, rendendo pubblica la propria “posizione” a brand e retailer – con 1 utente su 8 (12.5%) che condivide già oggi la propria location in cambio di offerte speciali o buoni sconto.

Paese che vai, preferenze che trovi
In America Latina, il 39% dichiara che il motivo principale per condividere la propria posizione, è la voglia di trovare gli amici, a fronte di un 11% in India. Trovare i propri amici attraverso servizi LBS crolla al 9% in Nord America ed è solo il 20% in Europa, il 22% in Italia.
Nei Paesi asiatici più sviluppati e ad alto tasso di tecnologia, il 36% utilizza i servizi di localizzazione per trovare ristoranti e luoghi di intrattenimento, mentre in Cina si scende al 17% ed in Italia al 23%.
“Queste variazioni geografiche evidenziano l’importanza di avere una strategia focalizzata sulla cultura del Paese in cui si intende lanciare servizi di questo tipo – è l’opinione di Cristina Colombo, Digital Practice Head TNS Italia -. Offrono al marketing alti livelli di engagement e targettizzazione, ma devono essere costruiti secondo regole di ingaggio che rispettano il consumatore, in modo da non rischiare di diventare intrusivi. Quando le marche riescono a lavorare in maniera equilibrata e profilata, abbiamo visto ritorni significativi in termini di brand engagement, fidelizzazione e crescita”.

24 aprile 2012

Quanto engagement (e marketing) c’è nel Visual Content?

Non sembra rallentare la moda delle infografiche. Si, proprio quel trend che inizia a innervosire alcuni, ma rimane una piacevole “dipendenza” per molti.
Ma sul web, nulla nasce (e sopravvive) per caso. Dietro questo successo, bisogna guardare all’importanza di un concetto ben più ampio: il Visual Content.
Il grande valore aggiunto delle infografiche sta proprio nella capacità di condensare e riportare grandi quantità di informazioni, rendendole contemporaneamente fruibili e piacevoli da scorrere.
Partendo dalle infografiche, ma ampliando il discorso ad altri strumenti e metodi di comunicazione, prendo spunto da un interessante approfondimento, dedicato proprio a l'importanza della Visual Content Creation nel marketing, da cui emergono numeri molto indicativi.
L’engagement prodotto dai post su blog e social networks si attesta al 46%, mentre per i contenuti visuali (foto, immagini e video) arriva al 65%.
Le immagini inoltre, possono essere (scientificamente) più interessanti delle parole. L’83% dell’apprendimento umano è visivo. In media le persone ricordano circa il 20% di quanto leggono (vedi - appunto - l'infografica).

Certamente questa analisi non vuole argomentare contro lettura e scrittura (la cui importanza e centralità nella comunicazione,  non sono affatto messe in dubbio), ma si intende sottolineare come i contenuti visuali, contribuiscano in maniera estremamente positiva alle strategie di marketing.
Non a caso realtà che potremmo definire “visive” come Pinterest, Fancy e 500px, generano grandi volumi di traffico e sempre più acquisti. Ma soprattutto creano engagement, sfruttando anche il valore aggiunto dei contenuti generati dagli utenti.
Superfluo in questo caso ricollegarsi a Instagram e al valore (per molti analisti, addirittura sottostimato...) attribuitogli sul mercato, con l’acquisto da parte di Facebook.

Per tutti questi motivi, crescono gli esempi di aziende che investono tempo e risorse nella Visual Content Creation per fare marketing innovativo, creando un mix spesso gradevole di comunicazione e advertising.
Operiamo oggi su mercati che si basano su cambiamenti costanti. I social media non fanno eccezione, rappresentano anzi un acceleratore.
La differenza, in questo contesto, la fa chi riesce a leggere in tempo (e prevedere) le evoluzioni.

17 aprile 2012

Quel forte legame, tra advertising e comunicazione

I segnali sono abbastanza negativi, ma non per tutti. Parliamo di advertising. Ma anche di comunicazione.
Secondo gli ultimi dati Nielsen, mentre la raccolta pubblicitaria sul web continua a crescere in doppia cifra (+10% circa), quella di TV e carta stampata conferma un declino senza soluzione di continuità.
Buone notizie arrivano solo da SKY e La7 che, per motivi diversi, rappresentano eccezioni al grigio panorama dell’ex tubo catodico italiano.
Queste realtà crescono perché si allontanano dalle logiche della TV generalista e rappresentano, un passo avanti verso un “diverso” modo di fare informazione.
In particolare è verosimile sostenere che i risultati positivi raccolti dall’emittente satellitare, siano il frutto di importanti investimenti su qualità dei contenuti e tecnologie.
Senza eccedere in eccessivi elogi (neanche qui è tutto “rose e fiori”)... My Sky prima, i canali in HD poi, gli eventi in 3D e infine Sky Go, uniti agli investimenti su film, serie tv ed eventi sportivi, confermano quanto il pubblico apprezzi i media che sono capaci di rinnovarsi costantemente.
Scenario piuttosto inquietante anche per la carta stampata. Il segno negativo che accompagna i report dell’editoria periodica da diverso tempo, è ormai molto più di un sinistro presagio.
Questo calo gli investimenti pubblicitari, osservato insieme alla forte crescita gli investimenti sul digitale, testimonia come ormai le aziende abbiano deciso di presidiare i media digitali, considerandoli più affidabili per dialogare con i clienti.

Ma allora dove stiamo andando? Un articolo dell’autorevole portale Gigaom suggerisce: “The future of media = many small pieces”. Poche parole ma un ottimo riassunto di quella che è la sensazione di molti addetti ai lavori.
Un approccio “digital first”, associato a una sempre maggiore frammentazione delle informazioni e alla forza trainante sempre più incisiva del canale mobile (di cui parlerò ancora e diffusamente).
Mettere insieme tutti questi pezzi, compone un puzzle davvero complesso, che si basa però su una tendenza semplice e lineare: il collegamento sempre più forte tra advertising e comunicazione. L’advertising tende ad andare dove ci sono processi comunicativi di qualità, interattivi e che generano valore per gli utenti. Molto semplice.

La questione è di stretta attualità anche su twitter e nei pensieri di molti blogger. Proprio in questi giorni ho letto spunti interessanti e creativi, su nuovi approcci da adottare.
Di grande prospettiva, ad esempio, un recente post di Luca Alagna (@ezekiel), dedicato proprio ai "Nuovi modi di fare informazione" che presenta, tra gli altri temi, anche una lucida analisi su come affrontare la crescente Information overload.
Così come affascinante è il progetto editoriale di Futura Pagano (@Futurap), che partendo dal tema dell’Organizzazione e gestione di “eventi 3.0”, inizia un percorso basato su analisi di best (ma anche worst!) practice su cui riflettere, decidendo di completarlo/esporlo a commenti e proposte, puntando con convinzione sul crowdsourcing.
Bravi entrambi. Idee valide... per citarne solo due recenti, che ho letto e apprezzato. Ma sono certo che molti altri, su questo tema, meriterebbero una menzione (segnalatemeli!).

Guardando a un quadro più ampio (e al mercato internazionale)... Oggi, un video sul web vale il doppio di un testo. Progetti e social media basati su immagini e foto, come Pinterest o Instagram, generano traffico, piacciono agli utenti e sono un fortissimo polo di attrazione per gli investimenti. Google, che gestisce il 90% del "search advertising" sul web e possiede YouTube, Blogger, Google+, etc… è oggi uno dei principali veicoli per contenuti presente oggi in rete.

In sintesi, mi sembra evidente ormai che, per quanto autorevole o conosciuto, qualsiasi media non sia in grado di rinnovare la propria comunicazione, ascoltare e dialogare con il pubblico, anticiparne i bisogni e (perché no?!) crearne di nuovi… appare costretto ad assistere ad un costante declino di lettori e del proprio fatturato pubblicitario.

E tu, che
media vuoi essere?

12 aprile 2012

Al via il Startupbootcamp di Amsterdam

L’edizione 2012 di Amsterdam dell’acceleratore paneuropeo Startupbootcamp (www.startupbootcamp.org), ha selezionato le 10 start-up finaliste tra oltre 400 candidati di tutto il mondo e i mentori faranno in modo di porle nelle migliori condizioni, per assicurarsi investimenti sufficienti al termine del programma (fra tre mesi). 
Le start-up si sono insediate negli uffici di Vodafone e sono pronte a compiere passi da gigante verso il prossimo grande appuntamento fissato per  il loro sviluppo, l’Investor Day del 6 luglio

“Abbiamo scelto i 10 partecipanti sulla base di una serie di fattori che non contemplavano esclusivamente la loro tecnologia o il concept di business. Essere qui oggi è un’ulteriore conferma del fatto che abbiamo preso le giuste decisioni. I team sono pronti per un percorso impegnativo carico di pressioni nei prossimi tre mesi, ma siamo certi che sapranno reggere a tutto questo e saranno più che pronti a presentare la loro idea di business di fronte a oltre 200 investitori il 6 luglio”. Questo il commento di Ruud Hendriks e Patrick de Zeeuw, co-fondatori di Startupbootcamp.
“L’entusiasmo aggiunge ciò che è necessario per trasformare una grande idea in una realtà di successo”, aggiunge Marcus Birke, regional manager di AxiCom Benelux, l’agenzia globale di comunicazione high-tech e uno dei mentori di Scrapconnection nell’ambito del programma.

Ecco i 10 partecipanti:

  • Doctorkinetic.com (Polonia) – soluzioni terapeutiche che utilizzano tecnologia di gioco Kinect.
  • Eigenta (India)- Ricerca e discovery semantica su vasti insiemi di dati.
  • Feudalsquare (Spagna) – Un social game per piattaforme mobile.
  • LayerGloss (Olanda) – Tool intuitivo per sviluppare le proprie app per iPad.
  • Localsensor (Olanda) – Targeting nel rispetto della privacy per pubblicità online e mobile.
  • Mipagar (Olanda) – servizi di fatturazione di sottoscrizioni online.
  • Poikos (Inghilterra) – Accurata misurazione corporea utilizzando il proprio smartphone o la propria webcam.
  • Scrapconnection (USA/Olanda) – Mercato e community globale per il commercio del metallo di scarto.
  • SocialExpress (Belgio) – Tool di gestione delle conversazioni multi utente per brand con molti fan.
  • Viewsy (Inghilterra) – Marketing intelligence di tipo social per il mondo fisico.


Twitter: @SBootCamp



11 aprile 2012

Device mobili: BlackBerry e Apple i più sicuri per il business


E’ stato presentato proprio in questi giorni uno studio sull’adeguatezza delle piattaforme mobili nel contesto di utilizzo enterprise. Lo studio, realizzato da Trend Micro in collaborazione con Altimeter Group, Enterprise Mobility Foundation e Bloor Research, premia BlackBerry 7.0, seguito da Apple iOS5, Windows Phone 7.5 e Google Android 2.3.
Le piattaforme sono state valutate sulla base di più fattori, fra cui sicurezza integrata, applicativa, autenticazione, cancellazione sicura dei dati, firewall, virtualizzazione, etc. Nigel Stanley, Practice Leader – Security di Bloor Research e co-autore dello studio, ha dichiareato: “I professionisti della sicurezza con cui collaboro si dicono preoccupati per le rapide evoluzioni della consumerizzazione. Al di là delle sfide di natura tecnica, le imprese devono infatti comprendere quanto sia essenziale dotarsi di una strategia di sicurezza solida, affiancata da un programma di sensibilizzazione e informazione degli utenti”.

Secondo i ricercatori, la sicurezza e la gestibilità di livello corporate garantite dalla piattaforma BlackBerry, ne fanno la scelta ideale per i contesti mobili più esigenti.
L'architettura applicativa di iOS, fornisce invece, in maniera nativa, una protezione adeguata. La sicurezza di iOS viene estesa anche agli attributi fisici di iPhone e iPad. Non sono previste opzioni per l'aggiunta di supporti storage removibili, caratteristica che in realtà contribuisce a un ulteriore livello di protezione. La differenza tra Apple e BlackBerry consiste nel fatto che l'amministratore IT BlackBerry possiede il controllo completo sul dispositivo, mentre con iOS la divisione IT può eseguire le configurazioni necessarie solo dopo che l'utente abbia fornito il proprio permesso.
Passando a Windows Phone, facendo tesoro delle esperienze passate, Microsoft ha messo a punto un sistema operativo per smartphone sufficientemente solido e sicuro.
Arrivando ad Android, la vecchia versione 2.x (stanno già circolando le 4.x) resta quella più utilizzata sui dispositivi portatili nuovi o già in commercio. Ciò comporta un rischio non indifferente, considerando la mancanza di metodi centralizzati per distribuire gli aggiornamenti del sistema operativo: per questo molti utenti non sono protetti dalle vulnerabilità critiche per periodi protratti nel tempo.
Tra i punti di forza, il fatto che si tratta di un sistema operativo indipendente da privilegi, e che le applicazioni non possono accedere alla rete senza un consenso preventivo. Sfortunatamente, accade di frequente che l'utente finale non verifichi adeguatamente le richieste di autorizzazioni, che vengono proposte prima dell'installazione di ogni app.

10 aprile 2012

Mobile e advertising, cambiano abitudini e percezione

Una recente ricerca dell’azienda specializzata InMobi (www.inmobi.com) al Mobile World Congress, mette in evidenza come (su 18 Paesi analizzati) i device mobili, abbiano già cambiato le abitudini di consumatori e utenti.
I dispositive Mobile hanno già superato la TV per tempo di fruizione: gli utenti passano su questi device il 27% del tempo che dedicano all’utilizzo dei media (contro il 22% della TV).
Il tempo speso ogni giorno su dispositivi mobili: 67% mentre si è a letto, 47% quando si è in attesa, 39% guardando la TV, 25% in viaggio, il 19% in bagno.


Gli utenti preferisco vedere advertising su dispositivi mobili (48%), rispetto a PC (47%) e TV (46%). I piccoli terminali mobili sono dunque ormai lo strumento preferito per vedere pubblicità, pensando di risparmiare tempo e denaro (23%) o semplicemente ritenendo di avere una migliore esperienza utente (42%). Questo entusiasmo porterà il 76% di questi a provare l’m-commerce entro un anno circa.


Interessante valutare come (e dove) inserire advertising nel contesto italiano in cui, secondo le indagini Doxa, i possessori di tablet navigano così: 95% legge news, 85% va su social network, 89% guarda video.



5 aprile 2012

Luckycat: la vera storia di una campagna di cybercrime

Uno recente studio rivela come hacker dalla Cina abbiano condotto oltre 90 attacchi di cyber spionaggio, molto più gravi di quello che si pensava.
Trend Micro, ha presentato la ricerca sulla campagna cybercriminale “Luckycat”, ed evidenzia nuovi scenari su una delle più temute azioni di cyber spionaggio e social engineering degli ultimi mesi.
La minaccia Luckycat, documentata per la prima volta nel 2012 da Symantec, ha rivelato un obiettivo decisamente più vario rispetto a quello originariamente previsto. I responsabili di Luckycat non si sono limitati ad insinuarsi nella ricerca militare in India (come segnalato in principio) ma hanno esteso i loro attacchi fino a colpire enti sensibili, tanto in Giappone quanto in India, danneggiando gravemente anche gli attivisti tibetani.
Gli aggressori responsabili della campagna gestiscono svariate infrastrutture di comando e controllo e fanno leva su strumenti anonimi per offuscare le proprie operazioni.
Nel suo periodo di attività, la campagna ha infettato 233 computer nel corso di 90 attacchi, mettendo a dura prova la sicurezza mondiale. L’autore di questa azione è l’hacker conosciuto come “scuhkr”, molto famoso nella comunità underground cinese.

APT. Cosa sono?
Azioni coordinate, che si sviluppano lungo un periodo di tempo non definito e che costruiscono le informazioni di accesso ai sistemi target, mediante l’aggregazione di informazioni complementari, spesso più facili da reperire delle credenziali di accesso diretto. Questo fenomeno che va sotto il nome di Advanced Persistent Threats (APT).


2 aprile 2012

Giornalismo e Content Curation. E’ il momento di re-intermediare.

Anche al Social Media World Forum di Londra (www.socialmedia-forum.com), si è dibattuto molto sul rapporto tra i social media e il mondo della comunicazione / giornalismo, ma soprattutto si è parlato di Content Curation, come integrazione e nuovo modo di fare giornalismo.
Un argomento di stringente attualità affrontato anche nella recente iniziativa italiana #TTT04 “Il giornalismo al tempo di  twitter”(http://twittertt.com/ttt04-il-giornalismo-ai-tempi-di-twitter/), tenutasi lo scorso 31 marzo in contemporanea a Roma, Torino e Lecce.
In questa occasione, tra gli altri interventi, Claudia Vago (@Tigella) ha approfondito proprio il tema della content curation come sempre più importante attività di “re-intermediazione delle informazioni disintermediate”.
Un’attività portata avanti dalla stessa Claudia, raccontando le rivolte arabe: ha cercato le notizie, i tweets più interessanti, poi ha verificato le fonti e tradotto i tweets, rimettendoli in rete per tutti.


Di seguito invece, altri due spunti che ritengo di grande interesse, selezionati dal Forum di Londra.

I social media stanno migliorando il giornalismo. Mettono a disposizione di chi fa informazione nuove e valide fonti...”.
Mark Jones, Reuters

...Oggi fare informazione vuol dire breaking news da 140 caratteri, cui devono seguire approfondimenti di qualità. Ogni giornalista ed esperto di comunicazione deve svolgere un ruolo di ambasciatore presso gli utenti, contribuendo in prima persona all’immagine e alla credibilità della propria testata”.
Peter Bale, CNN

Pagamenti contactless e “mobile” in Spagna


E’ stata realizzata nelle scorse settimane, in Spagna, la prima soluzione di pagamento multi-brand basata su tecnologia mobile NFC.
Hanno partecipato al progetto Ingenico (fornitore dei terminali POS iCT250), Banco di Santander,  l’operatore Orange, RedSys, come gestore della rete di terminali, e RIM, fornitore dei telefoni con tecnologia NFC.
Il sistema permetterà agli utenti, inizialmente localizzati nella “cittadella” del Gruppo Santander (vicino a Madrid), di effettuare i propri acquisti, di qualsiasi importo, attivando il pagamento semplicemente accostando il proprio telefono cellulare al terminale POS wireless.
La soluzione consente di gestire sia le carte contactless Mastercard PayPass, sia quelle Visa Paywave (comprese le carte "virtuali" sui cellulari NFC). Per la prima volta i due sistemi di pagamento contactless sono gestiti con un'unica applicazione.
Il nuovo sistema consentirà agli utilizzatori di pagare i propri acquisti in numerosi negozi della città, compresi i ristoranti, i bar e alcune Vending Machine automatiche; gli utenti potranno anche ricevere informazioni e promozioni semplicemente accostando il proprio telefonino ad apposite postazioni.

NFC (Near Field Communications) è una tecnologia senza contatto che consente a due dispositivi di scambiarsi dati a distanza ravvicinata (entro 2 cm) attraverso un segnale radio a cortissimo raggio, attivando, così, da ambo le parti, applicazioni di vario genere a beneficio dell'utente.
L'applicazione più diffusa è quella di pagamento che, grazie agli elevati livelli di sicurezza della tecnologia, può essere attivata in modo sicuro dallo stesso telefono cellulare, che si sostituisce alla carta di pagamento.